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Renzo Samaritani Schneider, “Natale no contact”: la scelta d'interrompere durante le feste i rapporti con familiari




Natale, la festa che amplifica tutto (anche la solitudine)


di Renzo Samaritani Schneider


C’è chi ama il Natale e chi lo sopporta.

E poi c’è chi lo odia, non per cinismo, ma per lucidità.


Qualcuno ha scritto, senza giri di parole: «Odio il Natale perché esagera tutte le emozioni. Se ti senti solo – come la maggior parte delle persone – ma durante l’anno riesci a farcela, a Natale no. È come se non ti fosse concesso. E non è un caso che il tasso di suicidi aumenti durante le festività».


È una frase scomoda. Proprio per questo è vera.


Il Natale non crea la solitudine: la mette sotto un riflettore.

La rende più visibile, più rumorosa, più colpevole. Come se essere soli a dicembre fosse una mancanza morale, un fallimento personale, una deviazione dalla norma.


E allora scattano le “buone azioni”: il pasto offerto, il regalo simbolico, l’evento solidale di un giorno. Gesti che non sono sbagliati, ma che spesso hanno un retrogusto condiscendente. Perché non includono tutti, e soprattutto non durano. C’è sempre qualcuno che resta fuori. Qualcuno che non riceve neppure un “ciao”.


Tutti lo sanno.

E tutti fingono di non saperlo.


Il Natale e l’ipocrisia dei valori “obbligatori”


Il Natale, inoltre, rafforza un certo immaginario: famiglia unita, tavola piena, ruoli chiari, legami stabili.

Ma cosa succede se non ti riconosci in quei valori?


Sempre più persone non vedono nella struttura familiare tradizionale un rifugio, ma una ferita. La trovano ipocrita, coercitiva, a volte violenta. E non è ideologia: è esperienza.


Non è un caso che oggi si parli apertamente di “Natale no contact”: la scelta consapevole di interrompere – anche durante le feste – i rapporti con genitori o familiari tossici.

Non per egoismo, ma per sopravvivenza.


Chi fa questa scelta lo dice chiaramente: non è una fuga dal conflitto, è il riconoscimento di un limite. Certo, gli psicoterapeuti avvertono: la famiglia è la palestra del conflitto, non sempre va evitata. Vero.

Ma una palestra non dovrebbe distruggerti.


E allora no, non sempre “tornare a casa per Natale” è un atto di amore. A volte è solo una violazione reiterata.


L’altra faccia della medaglia: quando resti solo perché hai fatto tutto “bene”


Esiste poi un’altra solitudine, più silenziosa, meno raccontata.

Quella di chi ha fatto tutto “nel modo giusto”.


C’è una madre che racconta: «Ho cresciuto i miei figli perché fossero indipendenti. Ora sono orgogliosa di loro. Ma durante le feste mi ritrovo sola».


È una contraddizione solo apparente.

Abbiamo educato all’autonomia, alla realizzazione personale, al distacco sano. Ma non abbiamo insegnato come restare in relazione quando l’autonomia è raggiunta.


Le festività diventano allora uno specchio crudele: i figli hanno una vita piena, legittima. I genitori una casa silenziosa, improvvisamente troppo grande. Le tradizioni che un tempo scaldavano ora amplificano l’assenza.


Qui non c’è colpa. C’è un vuoto culturale.


Natale come lente d’ingrandimento


Il punto è questo: il Natale non è il problema.

Il problema è ciò che il Natale rende impossibile ignorare.

  • relazioni irrisolte

  • legami forzati

  • assenze definitive

  • famiglie che non funzionano

  • solitudini strutturali mascherate da normalità


Il Natale è una lente d’ingrandimento emotiva.

E come tutte le lenti, non inventa nulla: mostra.


Per qualcuno sarà una festa.

Per altri una prova di resistenza.

Per altri ancora un giorno qualsiasi che però tutti insistono a rendere speciale.


E forse il vero gesto rivoluzionario non è dire “Buon Natale” a tutti, ma accettare che per qualcuno non lo sia affatto. Senza giudicare. Senza correggere. Senza salvare nessuno a forza.


A volte, la cosa più umana che possiamo fare è smettere di pretendere che una festa funzioni per tutti allo stesso modo.


E lasciare che ognuno trovi – o rifiuti – il proprio Natale.


Renzo Samaritani Schneider

per Trani Italia News


di Carmelina Rotundo Auro "Natale: tra ricordi, riflessioni e nuove domande" clicca qui

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